Tecnologie ICT vero ‘argine’ contro il virus: la lettera aperta degli ingegneri di Ancona al Mise

Se in questi ultimi due mesi l’Italia non è collassata, è grazie alle infrastrutture di telecomunicazioni, energetiche, e ai sistemi informativi, cioè alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione – ICT. È la posizione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ancona, espressa dal Presidente Alberto Romagnoli e dal Coordinatore della Commissione Ingegneria dell’Informazione Diego Franzoni, che propongono una strategia di lungo termine per non disperdere la dura lezione del Covid-19 e per ripartire dopo l’emergenza. Utilizzando le tecnologie ICT, gli ospedali la Pubblica Amministrazione, le università e le scuole, hanno infati continuato ad operare sul territorio.

Il recente diffuso ricorso a strumenti ICT per lo Smart Working, gli Webinar, la FAD, ha fatto comprendere a tutti quanto le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le imprese del settore e i professionisti esperti di questo settore, siano essenziali per la nostra società. Ecco perché. La continuità operativa dei servizi pubblici e del mondo produttivo sono essenziali e possono essere garantite da sistemi informativi, di telecomunicazione ed energetici, con alte prestazioni di velocità e di affidabilità. Nel contempo l’emergenza del COVID-19 ha evidenziato l’inadeguatezza delle nostre reti dati e la presenza di falle nelle infrastrutture informatiche a supporto dei servizi pubblici essenziali. Il crescente utilizzo di internet ha infatti causato sovraccarichi che hanno messo in serio rischio i livelli di prestazioni e la continuità delle connessioni al Web.

Sarà indispensabile, al fine di evitare interruzioni nella tele-medicina, nella tele-didattica, nello smart-working, e nel monitoraggio del territorio, completare il piano nazionale Banda Ultra Larga per la copertura totale del territorio italiano con una rete in fibra ottica, integrata con reti wireless per le zone rurali. Purtroppo i lavori di realizzazione del piano BUL nelle zone a basso interesse economico, le cosiddette aree bianche, sono in netto ritardo rispetto al crono programma che prevedeva il completamento entro il 2020. Infratel deve perciò aumentare gli investimenti per opere e servizi tecnici per superare questa impasse.

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